Lo sapevi che quando il numero di globuli rossi o la quantità di emoglobina nel sangue sono ridotti si parla di anemia. I sintomi dell’anemia sono dovuti al fatto che nei tessuti del corpo non viene trasportato abbastanza ossigeno.
Un adulto si definisce anemico se i livelli di emoglobina nel sangue sono inferiori a 13 g/dl nel caso di un uomo o 12 g/dl nel caso di una donna. Esistono però anche altri modi per definire la malattia, fra cui valori di ematocrito inferiori al 40% nel caso degli uomini o al 37% nel caso delle donne. La riduzione dell’emoglobina può essere un problema temporaneo o cronico.
I livelli di globuli rossi possono essere bassi nel sangue per:
- problemi nella produzione (come nel caso dell’anemia aplastica);
- problemi nella degradazione (anemie emolitiche);
- Emorragie;
- difetti genetici (come l’anemia falciforme e le talassemie);
- malattie croniche (dall’artrite reumatoide alla leucemia);
- per carenze di ferro o di vitamine;
I sintomi più comuni dell’anemia sono la stanchezza, la debolezza e il pallore. Più raramente si possono manifestare anche vertigini, svenimenti, aumento della sete, sudorazione, polso debole e rapido e respirazione accelerata. Nei casi gravi possono insorgere crampi in corso di sforzi importanti difficoltà a respirare e dolore al petto.
L’anemia può essere un sintomo di una neoplasia. Se in età adulta scopri per la prima volta di essere anemico, ovvero di avere bassi valori di emoglobina nel sangue, è utile fare una serie di accertamenti per capirne le cause e non sottovalutare il problema, soprattutto se hai visto recentemente le feci più scure o sangue nelle urine o con la tosse.
Il 50% dei pazienti affetti da un tumore maligno può sviluppare anemia nel corso della storia di malattia. Inoltre è stato osservato che purtroppo questo problema causa una riduzione della qualità della vita e in alcuni casi anche della durata della vita.
La gravità dell’anemia nei pazienti oncologici dipende da fattori legati al paziente stesso, al tipo di tumore e al tipo di trattamento antineoplastico in atto.
La tabella riportata sotto mostra il grado di severità dell’anemia sulla base dei livelli di emoglobina secondo l’organizzazione mondiale della sanità(OMS) :
Grado | Gravità | Scala OMS |
0 | Nessuna | >11 |
1 | Lieve | 9.5-10 |
2 | Moderata | 8-9.4 |
3 | Severa | 6.5-7.9 |
4 | Rischio per la vita | <6.5 |
Ci sono molti fattori che possono determinare una riduzione dell’emoglobina nei pazienti oncologici, tra cui sanguinamenti, emolisi, infiltrazione midollare, deficit nutrizionali, insufficienza renale o l’aumento delle dimensioni della milza. L’infiammazione cronica che si verifica nei pazienti oncologici attiva una serie di meccanismi cellulari che possono portare a una riduzione dei livelli di emoglobina nel sangue. Infine, a volte è la stessa chemioterapia che può contribuire a sviluppare anemia.
Prima di iniziare un trattamento può essere utile eseguire degli esami del sangue che possono aiutare a capire la causa dell’anemia e quindi a scegliere il migliore trattamento. Tra gli esami da eseguire ci sono:
- emocromo completo;
- conta dei reticolociti;
- striscio di sangue periferico;
- bilancio del ferro;
- bilancio della vitamina B12 e dei folati;
- sangue occulto nelle feci;
- LDH;
- bilirubina;
- creatinina;
- test di Coombs;
- biopsia osteomidollare;
- bilancio della coagulazione;
La maggior parte gli esami elencati sopra sono opzionali ed è sempre il medico che deve scegliere quali accertamenti prescrivere e in che momento del percorso diagnostico e/o terapeutico.
Il trattamento dell’anemia nei pazienti oncologici può prevedere l’utilizzo di trasfusioni di sangue, fattori di crescita dei globuli rossi e/o supplementazione di ferro e/o vitamina B12. La scelta della cura più opportuna viene stabilita dal medico curante e/o dall’oncologo di rifermento.
La trasfusione di sangue permette di aumentare rapidamente i valori di emoglobina nel sangue e quindi è indicata in quei pazienti che rischiano di sviluppare gravi sintomi a causa dell’abbassamento dei globuli rossi. Per prescrivere una trasfusione di sangue ci sono delle indicazioni precise da rispettare e in Italia bisogna sempre tenere presente della limitata disponibilità di sangue. Da qui l’importanza delle campagne a favore della donazione di sangue.
I rischi legati alla trasfusione di sangue sono limitati al giorno d’oggi, grazie ai controlli che vengono eseguiti nei centri trasfusionali che valutano l’assenza di malattie nei donatori e in particolare l’assenza di virus e batteri nel sangue.
Nei pazienti che sono sottoposti a chemioterapia si possono utilizzare i fattori di crescita dei globuli rossi: ovvero delle iniezioni che favoriscono la produzione di nuovi globuli rossi. Anche in questo caso per prescrivere questi farmaci ci sono delle regole precise da rispettare, perché non tutti i pazienti sono candidati a questo tipo di trattamento. I fattori di crescita si possono prescrivere solo nei casi in cui il valore di emoglobina è inferiore a 10 g/dl. Questo trattamento ha dimostrato di ridurre la necessità di sottoporre i pazienti a trasfusioni di sangue, di migliorare la qualità di vita e la stanchezza causata dall’anemia. Il rischio principale legato all’uso dei fattori di crescita dei globuli rossi è l’insorgenza di eventi tromboembolici. Questo trattamento non deve essere proposto in pazienti con ipertensione non controllata.
E’ sempre il medico che sceglie il trattamento più appropriato sulla base del paziente, delle caratteristiche della sua malattia, del trattamento in atto e delle altre patologie associate.
La corretta distribuzione di ossigeno ai tessuti tramite l’emoglobina, la cui carenza è il meccanismo alla base dello sviluppo dell’anemia, rappresenta un’importante argomento della ricerca medica e in particolare della ricerca in oncologia, tanto che nel 2019 Il premio Nobel per la Medicina 2019 è stato assegnato a William G. Kaelin Jr, Peter J. Ratcliffe e Gregg L. Semenza “per le loro scoperte su come le cellule percepiscono e si adattano alla disponibilità di ossigeno”.
Questi ricercatori negli anni hanno studiato i meccanismi di regolazione tra i livelli di ossigeno nei tessuti e le risposte che il nostro corpo mette in atto. Queste ricerche hanno permesso di comprendere come la variazione di ossigeno sia in grado di modificare le funzionalità e la vita delle cellule. Ad esempio, la capacità di rilevare la quantità di ossigeno nei tessuti permette alle cellule di adattare il loro comportamento, chiamato metabolismo, quando i livelli di questo gas sono bassi come accade, ad esempio, nei nostri muscoli durante un intenso esercizio fisico.
Quando il corpo si trova in deprivazione di ossigeno, salgono i livelli di eritropoietina (EPO), e con essa aumenta la produzione di globuli rossi che trasportano ossigeno nell’organismo. I tre ricercatori dopo lunghi anni di studio hanno scoperto che quando l’ossigeno cala, aumentano i livelli di un complesso proteico, chiamato HIF (Hypoxia Inducible Factor). In condizioni normali di ossigeno, il complesso HIF viene degradato rapidamente. Ma quando l’ossigeno è scarso, si accumula e si lega a segmenti di DNA vicino al gene che codifica per l’eritropoietina. Un altro fattore di controllo importante nella regolazione di questo meccanismo è il gene Von Hippel- Lindau. Questo gene interagisce con HIF e contribuisce alla sua degradazione quando i livelli di ossigeno sono normali. Questo gene codifica per una proteina che protegge dal cancro. In presenza di una mutazione di questa proteina si parla di una sindrome ereditaria chiamata malattia di Von Hippel-Lindau (VHL), che predispone a diversi tipi di cancro.
In generale tutte queste scoperte hanno aperto la strada a nuovi ambiti di ricerca per contrastare l’anemia e per il trattamento di alcune forme di tumore.