a cura di Marta Schirripa e Laura Valentina Rumanò
In oncologia, più che in qualsiasi altro campo della medicina, la ricerca è fondamentale.
E’ grazie alla ricerca se le cure di cui disponiamo oggi sono molto più ampie ed efficaci rispetto al passato e saranno probabilmente affiancate o sorpassate da altre novità più promettenti nel futuro.
Come si fa ricerca?
La curiosità e le idee sono le basi di partenza della ricerca scientifica. Ricercare vuol dire cercare di rispondere a delle domande per le quali le risposte non ci sono o sono incerte. Ad esempio si può fare ricerca per scoprire alcuni elementi non chiari di una malattia, oppure per identificare nuovi farmaci efficaci per curarla. I ricercatori, sulla base delle conoscenze già acquisite e dei dati disponibili che provengono da ricerche fatte in precedenza, formulano un’ipotesi e raccolgono dati. Successivamente fanno degli esperimenti e quindi ne interpretano i risultati, cercando di valutare se falsificano o meno la loro ipotesi iniziale.
Quali sono i principi della ricerca?
I principi della ricerca sono scientifici, ovvero basati su regole precise che consentono di arrivare, attraverso percorsi ben definiti, a un risultato affidabile, oggettivo e riproducibile. Queste sono le basi del metodo scientifico introdotto da Galileo Galilei. Fondamentali sono anche i principi etici, infatti la ricerca deve essere ispirata da esigenze di crescita per la collettività e mai da propri interessi personali. Nella lotta contro il cancro i campi in cui viene applicata la ricerca sono molteplici. Vanno dalla prevenzione, alla diagnosi, alla conoscenza dei meccanismi biologici che causano i vari tipi di tumore e allo sviluppo di nuove terapie.
Cosa sono gli studi clinici?
Gli studi clinici sono un tipo di ricerca applicata alla medicina che serve a stabilire se un nuovo strumento (diagnostico, terapeutico o preventivo) è migliore di quello che normalmente viene impiegato nella gestione di una specifica situazione. In linea generale gli studi clinici sono classificati in studi osservazionali e studi sperimentali. Negli studi osservazionali vengono dimostrati i possibili effetti di vari fattori di rischio o di fattori protettivi su un gruppo di persone. I ricercatori osservano gli eventi che si verificano senza intervenire in nessun modo. In questo caso viene osservata solo la correlazione tra il fattore studiato e lo stato di salute o di malattia dei partecipanti. Un esempio potrebbe essere: quali sono gli effetti del fumo di sigaretta? In questo caso si osserverebbe un certo numero di fumatori per capire quali tipi di problemi sviluppano nel corso degli anni. Negli studi sperimentali invece il ricercatore introduce nello studio un nuovo fattore, per studiarne l’effetto sulla popolazione osservata. Ad esempio, un nuovo farmaco viene confrontato con uno già conosciuto per capire quale tra di loro è più sicuro ed efficace.
Come funziona la ricerca sui nuovi farmaci?
Il percorso che porta allo sviluppo di un nuovo farmaco è lento e complesso. Prima di essere sperimentato sull’uomo, il possibile nuovo farmaco viene sottoposto a una lunga serie di studi così detti preclinici. Questi servono per capire come funziona il farmaco, se è efficace e se potrebbe essere tossico. Inoltre si studia quale è la migliore via di somministrazione, come viene assorbito ed eliminato dall’organismo. In questo momento il farmaco viene studiato in laboratorio, in colture cellulari e poi se i risultati preliminari sono soddisfacenti su modelli animali.
Solo dopo questi passaggi il nuovo farmaco potrà essere studiato sull’uomo negli studi clinici, in varie “tappe” che porteranno alla sua commercializzazione. Ve ne parliamo nel prossimo paragrafo.
Quali sono le tappe che portano il farmaco alla commercializzazione?
Nella ricerca clinica le tappe vengono chiamate fasi e ogni farmaco passa attraverso le varie fasi di sviluppo.
- Fase 1 – Risponde alla domanda: il farmaco è sicuro?
Gli studi di questa fase sono condotti su un piccolo numero di volontari. I criteri per essere ammessi allo studio sono molto rigorosi. Se il farmaco dimostra di avere un livello di tossicità accettabile rispetto al beneficio previsto allora può passare alle successive fasi della sperimentazione.
- Fase 2 – Risponde alla domanda: il farmaco funziona?
Anche in questa fase i pazienti coinvolti sono un numero limitato. Si cerca di capire se il farmaco è in grado di produrre nell’uomo gli effetti curativi desiderati; si individuano meglio i dosaggi e gli eventuali effetti collaterali.
- Fase 3 – Risponde alla domanda: il farmaco funziona meglio?
Gli studi che hanno lo scopo di chiarire questo aspetto vengono condotti su un numero consistente di pazienti (centinaia o migliaia). Il farmaco in sperimentazione viene confrontato con un placebo (sostanza priva di efficacia terapeutica), con altri farmaci già in uso, o con nessun trattamento. Questi sono studi molto utilizzati in oncologia e ci sono alcuni elementi che chiariremo più nel dettaglio nella tabella qui sotto. Superata questa fase, se il nuovo farmaco risulta migliore può essere chiesta l’autorizzazione al commercio alle autorità competenti.
- Fase 4 – Risponde alla domanda: il farmaco funziona nella pratica di tutti i giorni?
Si tratta di una sorveglianza effettuata sulla popolazione generale che utilizza il farmaco. Alcuni effetti indesiderati infatti possono essere così rari da manifestarsi solo quando molte migliaia di persone assumono il farmaco. Questa fase si avvale della segnalazione spontanea di reazioni indesiderate ed impreviste da parte del medico, dal farmacista, ma anche del paziente stesso. Garantisce la sicurezza del farmaco in commercio ed un rapporto beneficio/rischio favorevole per la popolazione.
GLOSSARIO SUGLI STUDI DI FASE 3 |
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Randomizzazione | attribuzione casuale del trattamento a un paziente. Garantisce che le caratteristiche della popolazione in studio siano omogenee e che i risultati dello studio siano attendibili. Il medico non può in nessun modo intervenire in questo processo. Non è possibile scegliere il gruppo di trattamento preferito! |
Placebo | in alcuni casi se non esiste un farmaco attivo per quella determinata malattia in quel momento, la terapia sperimentale viene confrontata con una sostanza farmacologicamente inerte. |
Sperimentazione in cieco | si tratta di uno studio in cui il paziente non sa se quale farmaco sta assumendo. Si propone per studi randomizzati. Le procedure sono uguali per tutti i gruppi di pazienti ma solo alcuni assumono il trattamento sperimentale. |
Sperimentazione in doppio cieco | si tratta di uno studio in cui il paziente e gli sperimentatori non sanno se il paziente sta assumendo il farmaco oppure il placebo. Si propone per studi randomizzati. Le procedure sono uguali per tutti i gruppi di pazienti ma solo alcuni assumono il trattamento sperimentale. Questo meccanismo garantisce una maggiore imparzialità nel riportare i risultati e gli effetti collaterali del farmaco in studio nel singolo paziente |
Com’è tutelata la sicurezza del paziente?
Quando il tuo oncologo ti propone di partecipare ad uno studio clinico non ti sta usando come “topo da laboratorio”. La tua sicurezza così come la tutela della tua privacy sono garantite da norme ben precise. Uno studio clinico prima di poter essere avviato deve essere approvato dalle autorità competenti e da un Comitato Etico. Questi organi valutano l’appropriatezza scientifica e tutti i passaggi pratici relativi alla sperimentazione per garantire i diritti, la sicurezza ed il benessere dei soggetti coinvolti. Inoltre uno studio clinico deve attenersi alle norme di Buona Pratica Clinica (GCP – Good Clinical Practice) che rappresentano uno standard internazionale di etica e qualità scientifica. L’aderenza a questi standard di GCP garantisce non solo la tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti che partecipano allo studio, ma anche l’attendibilità dei dati relativi allo studio (https://ichgcp.net/it).
Perché partecipare ad uno studio clinico?
Vogliamo essere onesti con voi, partecipare ad uno studio clinico richiede un impegno da parte del paziente sia fisico che psicologico. È possibile che sia necessario fare qualche visita ed esame del sangue in più. A volte vi sarà richiesto di passare qualche ora in ospedale ad attendere di fare un controllo (della pressione del sangue, oppure della temperatura, oppure un parametro del sangue). È necessaria inoltre una buona dose di motivazione e consapevolezza per seguire sempre correttamente tutte le indicazioni e del personale coinvolto nella sperimentazione.
Tutti questi sforzi però vengono ricompensati da alcuni vantaggi che adesso cerchiamo di spiegarvi. Innanzitutto, partecipare ad una sperimentazione su un nuovo farmaco è un’occasione unica per ricevere un’opzione terapeutica potenzialmente innovativa ed efficace. In secondo luogo nel corso della sperimentazione i pazienti sono considerati degli “osservati speciali” e quindi vengono seguiti con particolare attenzione. Non per ultimo, con la partecipazione ad uno studio clinico il paziente contribuisce attivamente al progresso della medicina nella lotta contro i tumori
Come accedere ad uno studio clinico?
Di solito l’oncologo propone al suo paziente di partecipare ad uno studio clinico. Questa proposta fa seguito ad un’attenta valutazione delle caratteristiche del paziente della malattia, e dei trattamenti già eseguti. La sperimentazione può svolgersi nell’ospedale dove il paziente è seguito di solito, oppure in una altro ospedale. In questo ultimo caso sarà l’ oncologo a dare indicazioni precise ed eventualmente a contattare i colleghi dell’altro centro. L’obiettivo è che tutto si svolga velocemente e nel miglior interesse per il paziente.
Per facilitare l’accesso alle sperimentazioni e garantire una migliore informazione, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha ideato una piattaforma web che consente un rapido accesso alle informazioni su tutte le sperimentazioni in corso nei centri di riferimento oncologici. Qui c’è il link
Cosa succede quando un paziente accetta di partecipare a uno studio clinico?
A questo punto inizia il vero lavoro. Per prima cosa il paziente deve firmare il consenso informato di cui ti parliamo nel dettaglio nel prossimo paragrafo.
A seguire il personale dedicato alle sperimentazioni si prenderà cura del paziente per fare tutto ciò che è necessario per iniziare la terapia. Questa parte è chiamata fase di screening.
In alcuni casi bisognerà fare esami del sangue, biopsie di tessuto, esami strumentali come TC o risonanze magnetiche, eletrocardiogrammi. Potrebbe anche essere necessario fare dei colloqui per approfondire alcuni aspetti legati alla qualità della vita. Se vuoi sapere di cosa si tratta ne abbiamo parlato con il prof Massimo Di Maio qui.
Se tutto va bene e quindi sono rispettati i criteri di inclusione ed esclusione dello studio, si può partire. Il paziente sarà assegnato a un tipo di trattamento che verrà somministrato secondo le indicazioni del medico. Di volta in volta sarà spiegato come comportarsi in caso di problemi. Abbiamo parlato nel dettaglio della chemioterapia in questo articolo.
Cos’è il Consenso Informato?
Si tratta di un documento che spiega in dettaglio gli obiettivi dello studio, gli esami e i controlli cui il paziente sarà sottoposto periodicamente. Spiega anche i possibili effetti indesiderati, i benefici attesi e i rischi che si corrono. Al momento del colloquio con il medico il paziente ha diritto a ricevere e chiedere tutte le informazioni possibili e disponibili prima di prendere una decisione. La firma del consenso informato non è però vincolante a concludere la sperimentazione. In ogni momento il paziente può sospendere la sua partecipazione allo studio. Anche gli sperimentatori, qualora avessero motivo di ritenere che lo studio può arrecare danno al paziente, possono decidere di fargli interrompere lo studio.
Chi segue il paziente durante lo studio clinico?
Gli studi clinici si svolgono all’interno delle strutture ospedaliere e in centri di ricerca universitari o privati autorizzati. Il paziente per tutta la durata della sperimentazione clinica è affidato a medici, infermieri di ricerca, data manager ( qui trovi un’ interessante intervista sul ruolo di questa figura professionale). Si tratta di un lavoro di squadra molto complesso, nel quale il paziente è il protagonista principale.
Cosa fa il paziente durante la sperimentazione?
Durante lo studio il paziente si sottopone al trattamento e agli esami di rivalutazione previsti dal protocollo. Dovrà fare esami del sangue, delle urine, analisi cardiologiche. Spesso sarà sottoposto a questionari specifici che cercano di capire meglio il suo stato di salute. Durante le visite informerà il medico di qualsiasi evento imprevisto, della comparsa di nuovi sintomi o disturbi legati alla malattia. É anche molto importante che il paziente comunichi sempre quali farmaci assume oltre a quelli previsti dalla sperimentazione. Qualora il farmaco sperimentale sia una terapia orale il paziente è tenuto a prendere il farmaco sempre secondo il dosaggio prescritto. Se la terapia non viene assunta correttamente infatti c’è il rischio che il trattamento non funzioni. Al termine della terapia il paziente continuerà ad essere seguito dal centro dove si svolge la sperimentazione che continuerà a valutare il suo stato di salute.
Chi finanzia gli studi clinici?
Gli studi clinici possono essere finanziati da fondazioni, istituti di ricerca, industrie farmaceutiche, associazioni di pazienti, fondi erogati dal ministero della Salute.
E i risultati della sperimentazione?
Al termine dello studio, i dati raccolti vengono analizzati dagli esperti per stabilire se il trattamento è efficace e sicuro. Quello che si valuta è l’effetto generale e non quello che succede nel singolo paziente. I risultati vengono comunicati preliminarmente agli sperimentatori che hanno contribuito alla realizzazione dello studio. In seguito vengono pubblicati su riviste scientifiche. Se lo studio ha dimostrato l’efficacia di un nuovo farmaco vengono avviate le procedure per rendere il trattamento disponibile nella pratica clinica. Questo processo può essere anche piuttosto lungo.